GIOVANNI MORETTI appoggia VENEZIA CON MURANO

Giovanni Moretti. Nato nel 1940 a Murano, vive a Venezia con la moglie Maria Roberta Rinaldi in una casa dove lo sguardo spazia sulla laguna Nord e, più oltre, sul confine con l’entroterra e il profilo delle montagne. Terminati gli studi ad indirizzo commerciale, si unisce al fratello Carlo nella costituzione della Carlo Moretti, contribuendo in modo creativo al suo sviluppo ed evoluzione negli anni. All’interno dell’azienda si occupa in particolare dell’immagine, del marketing e delle relazioni esterne, ma sempre più collabora in modo originale e personale all’ideazione di nuovi prodotti e alla loro presentazione sul mercato internazionale attraverso speciali accordi e partnership. Dalla morte di Carlo, Giovanni assume le redini dell’azienda in modo esclusivo, e trova, nello sviluppo di alcuni progetti personali, un linguaggio proprio che, nella continuità dello stile, introduce elementi di novità e spinge l’azienda verso nuovi fronti, in particolare rivolti al collezionismo d’autore. Impegnato da sempre nella valorizzazione della specificità del vetro muranese in un contesto di confronto alto e qualificato – è stato Presidente del Consorzio Venezia Vetro (1989-1994), promotore del marchio di origine “Vetri Murano”, animatore del Museo del vetro contemporaneo a Murano (1985-86) e dello showroom MuranoCollezioni insieme a Venini e Barovier&Toso –, siede oggi nel Consiglio della Camera di Commercio I.A.A. di Venezia dal 2010 e nella giunta di Confindustria Venezia. Inoltre, quale membro del Comitato promotore Altino, vetri di laguna, sviluppa progetti culturali legati al vetro (mostre e cataloghi) ed è coordinatore della sezione del Vetro del ‘900 presso il Museo del Vetro di Murano. Trascorre il proprio tempo libero tra mercati antiquari e rigattieri, in Italia ed Europa, da cui trae ispirazione e idee. Amante della buona cucina e conoscitore dell’arte della tavola, condivide con gli amici il proprio amore per il design e per la semplice eleganza degli oggetti della casa.

 Ecco la sua lettera in supporto alla nostra iniziativa:

Accolgo con piacere la sollecitazione del Consorzio Promovetro Murano ad esprimere la mia opinione sulla campagna di sensibilizzazione sul vetro di Murano, lanciata in questi giorni. Non posso che essere solidale, essendo muranese di nascita e provenendo da una famiglia di imprenditori del vetro da più generazioni. Il vetro è parte integrante della mia vita, ha informato la mia cultura personale ed è la mia professione da oltre 50 anni.

Ho assistito nel corso del tempo – e mai così pesantemente come in questi ultimi 4 anni – ad una lenta e dolorosa riduzione dell’intero comparto produttivo, certamente aggravata dalla recente crisi globale, ma anche legata ad una endemica incapacità da parte degli operatori di fare sistema, di lavorare insieme, di pensarsi in rete. La ragione di questo atteggiamento trae certamente origine dalla nostra storia specifica – di sito ubicato in un’isola nell’isola, e dal geloso e radicato timore della fuga di segreti e brevetti che la Serenissima al tempo aveva incoraggiato. C’è una diffidenza intrinseca gli uni verso gli altri, rivolta ai propri simili e colleghi prima che ai nuovi imprenditori del lontano Oriente. Ma è stato questo isolamento, questa autonomia, questo pensare per sé a frammentare e parcellizzare un settore che non ha saputo far fronte ad un mercato globale e ad una organizzazione del lavoro sempre più dinamica e in rapida trasformazione.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Fabbriche che chiudono o delocalizzano, operai in cassa integrazione e il rischio, serio e non così lontano, della perdita di una identità che appartiene a Murano dal 1295. E perdere l’identità significa perdere noi stessi, quindi la cosa più preziosa che un essere umano possieda.

Ma, se il problema mi tocca da vicino in quanto imprenditore del vetro, dall’altra parte, più in generale in quanto veneziano e cittadino del mondo, offende la mia dignità. Una dignità fatta di una storia straordinaria, di una città eccezionale che è stata un modello di cosmopolitismo e di accoglienza, che ha combattuto nei secoli per la propria indipendenza, per una leadership economica costruita sull’acqua e sul commercio e che ha sviluppato abilità e competenze ammirate in tutto il mondo. E se oggi, strangolata da costi proibitivi e da un calo costante di abitanti, rischia di dimenticarsi di sé e di ridurre la propria incomparabile sostanza ad una immagine, una cartolina banale e riprodotta in quantità, va riconosciuta e riaffermata la sua specificità. Una specificità fatta di conoscenza del mare e delle maree, della convivenza con e contro l’acqua, ma anche fatta del fuoco con cui abbiamo saputo tradurre quella trasparenza e duttilità dell’acqua in materia finita: il vetro!

E allora, se non potremo mai rinunciare a monumenti simbolici della città, quali il ponte di Rialto, Palazzo Ducale o la Basilica di san Marco, elementi che da soli hanno la capacità di riassumere una intera civiltà di uomini e di eventi stratificati, così allora non possiamo permetterci di perdere un patrimonio artistico e produttivo così connesso con la storia e la grandezza della città di Venezia, come quello del vetro che, non a caso in questo luogo specifico e non in altri, ha trovato il terreno fertile e l’ispirazione per svilupparsi e radicarsi per secoli.

Quindi se Venezia e la sua laguna sono state riconosciute Patrimonio Mondiale dell’Umanità, per sottolineare e difendere la loro unicità, così anche la produzione del vetro dovrà ottenere un riconoscimento che ne preservi la sua originalità e lo difenda per quanto possibile dalla perdita di identità. Dall’altra parte però, solo se Venezia stessa, i suoi cittadini e gli amministratori locali, sapranno riconoscere il valore della propria storia e della propria capacità produttiva, questa sarà veramente coltivata, conservata e tutelata, attraverso quel processo identificativo e di appartenenza che è il solo garante di continuità.

Per concludere, quindi, solo se noi tutti, addetti e non addetti, veneziani di nascita o per scelta, sapremo difendere una tradizione, come quella del vetro, che ha origini nobile e lontane ma che ancor più deve trovare una nuova collocazione nel quadro economico cittadino e del made in Italy, si potrà stabilire una nuova equazione declinata prima di tutto sulla qualità prima che sulla quantità e sul profitto.

Giovanni Moretti
Presidente Carlo Moretti srl

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